Paura del dentista? Perché l’abbiamo?

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Come affrontare a paura del dentista? Esiste un modo per fronteggiarla? In questo post cercherò di fare chiarezza riguardo a questo terrore molto diffuso.

Qualunque sciocco può sapere. Il punto è capire.

(Albert Einstein

Paura del dentista, cos’è?

La prima domanda che dobbiamo farci è: cos’è la paura? Può essere spiegata?
La differenza tra ansia e paura è che la seconda è una reazione oggettiva ad una minaccia percepita dall’organismo. Ciò significa che la paura s’impara e che ognuno di noi può cancellare quell’informazione e apprenderne una nuova!

Permettetemi una breve spiegazione basata sull’immagine qui sotto:

All’interno del nostro cervello c’è una struttura chiamata gangli basali che possono essere rappresentati come una grossa virgola distesa orizzontalmente. La punta della virgola si chiama amigdala ed è il maggiordomo del nostro thriller: è principalmente lei la responsabile delle sensazioni spiacevoli mentre abbiamo paura.

Premessa: immaginiamo il nostro sistema nervoso come fosse un’autostrada, da una parte entriamo e da un’altra usciamo. Mentre guidiamo esistono due sensi di marcia ben divisi, che possono essere messi in comunicazione tramite i caselli autostradali.

Come viene elaborata dal nostro cervello (non solo la paura del dentista)

Un senso di marcia è quello dei sensi: il casello di entrata sono il tatto, l’udito, il gusto etc. e l’uscita si trova nel nostro cervello.
L’altro senso di marcia è quello dei nostri gesti: il casello di entrata sono le diverse regioni del cervello e l’uscita sono i muscoli che compiono le azioni.

Semplificando molto, il circuito della paura (non solo la paura del dentista) può essere schematizzato così: ad un certo punto della nostra vita uno stimolo utilizzerà la corsia dei sensi e arriverà al cervello e anche all’amigdala. Da qui una parte dello stimolo andrà nella regione del cervello (corteccia prefrontale) capace di capire e “dare un nome” allo stimolo, l’altra parte prenderà la corsia dei gesti.

Il punto fondamentale da capire è che l’amigdala non è un casello ma una rotatoria con memoria, ovvero tutto quello che arriva lì non viene selezionato come ad un casello ma viene salvato come un file e poi procede su due strade a velocità differente.

La paura è utile alla sopravvivenza

La prima strada è la più rapida: stimolo -> amigdala -> sensazioni della paura. Occorre una precisazione: le sensazioni della paura servono per attivare i meccanismi di sopravvivenza, quindi non sono dannose a prescindere ma, nel momento in cui abbassano la qualità di vita, occorre saperle controllare.

La seconda strada è la più lenta: stimolo -> amigdala -> corteccia prefrontale -> do un nome allo stimolo/identifico la paura.

Questa strada ha permesso nell’evoluzione dell’uomo di memorizzare le “paure” che mettevano a rischio la sopravvivenza (ad es. animali feroci, il fuoco, gli alimenti velenosi etc.) e dimenticare le altre.

Più queste strade vengono percorse, più vengono “scavate” e diventano difficili da cambiare.

Capire le nuove strade

Il secondo punto fondamentale è capire che è possibile creare altre strade e fare in modo che il cervello abbandoni le vecchie.

Finisco questa prima parte sulla paura del dentista sperando di essere stato chiaro e sottolineando che ho semplificato moltissimo per far passare i punti fondamentali.

Approfondimenti:
https://www.stateofmind.it/
D. Goleman “Emotional Intelligence”


dott. francesco di gioia siena


Update del 06 Marzo 2019

Benvenuti nella seconda parte di questo mini-approfondimento sulla paura del dentista!

In questo secondo capitolo vedremo altri concetti che ci permetteranno di capire i meccanismi alla base di questa emozione.

Definizione di Abitudine

Cos’è un’abitudine? L’enciclopedia Treccani la definisce come una tendenza a ripetere determinati atti e a rinnovare determinate esperienze, per lo più acquisita con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa.

Da questa definizione di abitudine, inizia il nostro percorso verso un altro aspetto della paura.

Se vi siete persi la prima parte, potete trovarla qui (link): prima di proseguire v’invito a leggerla perché sarà fondamentale per la terza parte!

Paura del dentista, Trigger point

Pensate al vostro piatto preferito…immaginatelo come se fosse qui davanti a voi…

…immaginate i colori, la forma, gli odori.

Ora pensate ad una tavola apparecchiata con TUTTI i piatti che amate di più…

…vi è venuta già fame?

Semplicemente immaginando, avete sperimentato l’abitudine di crearvi una sensazione interna. Questa abitudine la sperimentiamo quotidianamente senza rendercene conto: lo stimolo (nel nostro esempio l’immaginare il cibo) è chiamato trigger point ovvero punto grilletto, perché nel momento esatto in cui viene percepito scatta la risposta.

Per quanto riguarda la paura del dentista pensate a quanti trigger points vi sono in uno studio!

P.S. Anche se avete solo pensato al cibo: ora immaginate di lavarvi i denti!

Pilota automatico

Riprendiamo la metafora delle autostrade: quante volte siete saliti in macchina e, immergendovi nei vostri pensieri, vi siete ritrovati da tutt’altra parte?! Il gruppo delle azioni che avete compiuto (a vostra “insaputa”!) per sbagliare strada, viene chiamato pilota automatico.

Trasferendo questa immagine alla paura, tutte le volte che entrate in uno studio dentistico il vostro subconscio mette alla guida il pilota automatico senza che voi ve ne rendiate conto. Questa è la seconda abitudine che dobbiamo conoscere!

A cosa serve il pilota automatico? Il nostro organismo, durante l’evoluzione, ha creato moltissimi gruppi di azioni per evitare che il nostro cervello debba tutte le volte farci concentrare su ogni singola azione che dobbiamo compiere.

Pensate se dovessimo ricordarci tutti i secondi di muovere il cuore o respirare o di come si guidi la bicicletta!

Un po’ di “matematica”

Trigger point (o stimolo, per es. immaginare o ricordare) -> pilota automatico -> emozione

facciamo delle sostituzioni:

dentista -> sudorazione, tensione muscolare, accelerazione del battito cardiaco (etc. tanto le conoscete tutte!) -> paura

Avete capito? Ho semplicemente ripercorso al contrario, dall’effetto alla causa, quello che percepite quando siete seduti dal dentista.

Volete stupirvi ancora di più? Nella “nostra” matematica le abitudini sono i collegamenti ovvero le freccette -> !

Ebbene sì! Di per sé, un trigger point o un pilota automatico, non costituiscono un problema ma è come sono collegati che ci determina la situazione che vogliamo migliorare.

Vi do appuntamento per la penultima parte: alla prossima settimana!

Approfondimenti:
Duhigg “Il potere dell’abitudine”
Carlson “Fisiologia del comportamento”

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Update dell' 11 Marzo 2019

Buongiorno a tutti e bentrovati al penultimo appuntamento sulla paura del dentista!

Oggi riassumeremo i concetti spiegati nei primi due articoli (link 1, link 2) per avere una sintesi sulla relazione tra l’organismo e la paura.

Come per gli altri articoli, non citerò studi scientifici per mantenere leggera la lettura: se siete curiosi scrivetemi e vi suggerirò qualche libro come approfondimento.

I bambini non hanno paura, neanche del dentista…

Perché i bambini, non appena possono farlo, giocano a lanciarsi o a saltellano da qualsiasi piano d’appoggio? Per il semplice fatto che il piacere/la sensazione di lanciarsi è più forte/piacevole di una possibile caduta con dolore annesso.

Utilizzando l’esempio precedente, ritorniamo al nostro argomento ed iniziamo a collegare il circuito nervoso della paura e le abitudini. Occorre fare una precisazione: i casi che seguiranno sono da considerarsi ipoteticamente come “il primo lancio” che un bambino abbia mai fatto nella sua vita.

  • Primo caso: il bambino gioca, si lancia e non si fa male. Ogni volta che si lancerà, verrà percorso da stimoli che arriveranno al cervello attraverso l’autostrada dei sensi. Una parte verrà registrata dall’amigdala e una parte verrà elaborata dalla corteccia prefrontale da cui partirà, attraverso l’autostrada dei gesti, una risposta muscolare che permetterà al bambino di migliorare la caduta. Il risultato è la creazione di connessioni nervose sempre più forti che consolideranno l’abitudine saltare -> piacere.
  • Secondo caso: il bambino gioca, si lancia e si fa male. Il punto critico e differente dal primo caso, risiede proprio nell’amigdala: essendo una rotatoria, appena percepisce che gli stimoli sono dannosi (pressione eccessiva durante la caduta, schiacciamento momentaneo di un nervo etc) e possono mettere a rischio la sopravvivenza dell’organismo, invia una risposta muscolare istintiva per evitare che il ritardo nell’elaborazione della corteccia prefrontale possa creare altro danno. Per chiarirvi il concetto, la frase “ricordiamo molto meglio l’esperienze negative, rispetto a quelle positive” semplifica il fatto che l’intervento dell’amigdala determina quasi immediatamente l’abitudine saltare -> dolore e con ciò crea la futura paura che il bambino avrà.

L’immaginazione

Dopo questi casi parliamo invece di una caratteristica tipica umana: l’immaginazione.

Purtroppo anche le sensazioni spiacevoli immaginate possono essere dei trigger che attivano l’amigdala: vi siete mai chiesti perché se qualcuno vi racconta una storia di paura iniziate a percepire delle sensazioni spiacevoli?

L’essere umano può crearsi delle abitudini semplicemente immaginando! Quindi anche la sola frase “guarda che il dentista ti fa la puntura e senti male!”  diventa un trigger point micidiale per chiunque non abbia conosciuto le sensazioni dal dentista! Questo esempio appena citato viene definito priming: ovvero creare delle abitudini o prototipi di queste, ancor prima di averle sperimentate fisicamente.

…se non l’apprendono

Ritorniamo dal dentista! Perché, voi lettori, avete paura del dentista? Dal mio punto di vista posso schematizzare tre gruppi:

  • da piccoli avete avuto una pessima esperienza con il dentista;
  • i vostri genitori/famiglia vi hanno condizionato (priming);
  • siete entrati in contatto con altre figure mediche (ospedali, visite etc) e vi siete creati un trigger.

In tutti e tre i casi il risultato è: paura.

Andiamo alla base comune di queste tre situazioni: un trigger che avete memorizzato nell’amigdala vi ha creato un’abitudine che dobbiamo modificare.

“Cosa hai sentito?” “Solo paura…”

Il titolo di questo paragrafo è la riposta che i miei pazientini mi danno dopo un intervento “noioso” come la prima estrazione di un dente da latte. Ad una lettura superficiale sembrerebbe un controsenso: stiamo parlando di sconfiggere la paura o no?!

Analizzandola più da vicino, tenendo in mente le nozioni che abbiamo affrontato fin ora, è esattamente quello che dobbiamo sentire: la paura è l’effetto, quindi il trigger è stato “dimenticato” e l’abitudine può essere resettata.

Per farvi ragionare sull’ultima frase detta, vi pongo la seguente domanda: volete togliervi la paura o solo superarla?

Il mio approccio consiste nell’attraversare la paura: ma lo spiegherò meglio nel prossimo articolo.


Update dell' 18 Marzo 2019

La paura del dentista, conclusione

Facciamo una rapida ricapitolazione: la paura, ovvero le sensazioni spiacevoli indicate con tale nome, è l’effetto di ripetute abitudini fisiche e mentali, collegate ad un trigger point che le genera. Prima di continuare è necessario che abbiate chiara questa frase, quindi v’invito a rileggere i capitoli precedenti nel caso vi sentiate spaesati.

Premetto che ogni situazione è un mondo a sé stante, i processi che illustrerò di seguito costituiscono un percorso generalizzato che nella mia pratica modifico e adatto per ogni paziente. Inoltre, a seconda dei casi, mi avvalgo sia di apparecchiature per la sedazione cosciente (protossido di azoto) sia di terapie farmacologiche.

ATTENZIONE!

Permettetemi di sottolineare e disilludervi su un concetto: a meno che non abbiate una certa dimestichezza con tecniche di priming, tecniche di concentrazione e di controllo del vostro corpo non riuscirete a sconfiggere questa paura da soli. Scusatemi la precisazione ma voglio mettervi in guardia dai non addetti ai lavori che vi potrebbero, in buona fede, incoraggiare a provarci da soli: forse riuscireste a diminuire le sensazioni spiacevoli e rimanere più tranquilli durante la seduta dal dentista, ma sconfiggere la paura significa riprogrammare diverse parti neuronali secondo dei criteri variabili da individuo ad individuo.

Nel peggiore dei casi potreste aumentare le vostre sensazioni spiacevoli e aumentare il vostro disagio dal dentista a tal punto da non andarci più! Questo si traduce con un rischio per la vostra salute!

Il primo passo

Iniziamo a parlare del come risolvere la situazione che vi affligge: innanzitutto occorre andare dal dentista! Ricordatevi: non potete sconfiggere la paura se non vi esponente al trigger accanto ad una persona che vi possa guidare.

Uno dei punti chiave è l’analizzare le vostre sensazioni mentre percepite la paura. Il primo passo è proprio affidarvi al vostro medico che vi guiderà in questa analisi e vi permetterà di disconnettere le vostre sensazioni fisiche con i pensieri correlati.

Il secondo passo

A questo punto sarete già in grado di tenere sotto controllo i pensieri che vi generano le spiacevoli sensazioni fisiche e inizierete a concentrarvi sul ridurre quest’ultime.

Parte fondamentale del secondo step è quello di controllare e diminuire la tensione muscolare: occorre educare il cervello a rilassare i muscoli anche durante uno stimolo che per abitudine li farebbe contrarre.

Il terzo passo

Avendo appreso come rimanere concentrati sulle sensazioni durante le operazioni odontoiatriche, l’ultimo passo è imparare quali sono normali (ad esempio lo stringere dell’uncino della diga (link all’articolo sulle 5 cose che non sai..) ) e quali invece devo essere un segnale di attenzione per il medico.

Ricordatevi che il dolore è solo un segnale positivo che mette in guardia l’organismo da eventuali danni, insegnarvi e farvi capire a distinguere le sensazioni quali tirare, spingere è un’arma in più per raggiungere l’obiettivo vostro e del medico: trovare insieme la migliore soluzione per voi e la vostra salute.

Il risultato

L’effetto di questo percorso la cui durata dipende sia dal livello di paura sia dalla propensione del paziente a combatterla (ricordatevi che la terapia funzione se il paziente è disposto a seguirla!) è da una parte la risoluzione delle sensazioni spiacevoli (leggi paura) durante le operazioni odontoiatriche e dall’altra l’aver appreso delle tecniche per risolvere anche altre paure!

Qui si conclude l’approfondimento sulla paura del dentista: spero di avervi dato nozioni e spunti di riflessioni su una situazione risolvibile che affligge diverse persone, inoltre spero di avervi incoraggiato a trovare la soluzione che per voi è la più adatta.

                    “Conosci come l’albero diventa seme e capirai come il seme diventa albero” I Ching

dott. francesco di gioia siena

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Dott. Francesco Di Gioia
Dott. Francesco Di Gioiahttps://esisterebene.it/francesco-di-gioia-odontoiatra/
Sono odontoiatra e musicista ed amo giocare con i bambini. Studio di continuo perché ho fame di conoscenza e preferisco vedere i “problemi” come “situazioni” in cui imparare qualcosa. Mi sono laureato (con lode) Firenze dove ho frequentato il reparto di Odontoiatria Pediatrica, attualmente svolgo la libera professione a Torrita di Siena e a Tavarnelle Val di Pesa. Mi occupo sia di odontoiatria sui bambini che sui bambini un po’ cresciuti detti adulti! Quello che mi affascina dei bambini è la loro complicata semplicità: se vuoi curarli devono riconoscerti come uno di loro. Nel momento in cui si affidano a te scatta la magia e sarete amici per sempre! Il paziente perfetto? Colui che ha imparato a prendersi cura della sua bocca e sa quanto è importate l’aiuto del suo dentista.

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